Durante l’ultima seduta del Consiglio comunale, la consigliera Antonella Cotti ha presentato un’interpellanza sul Garante dei diritti dei detenuti.
 
In Italia la situazione delle carceri è allarmante: le strutture sono sovraffollate (si stimano circa 10mila detenuti in più rispetto alla capienza delle case circondariali), molte risalgono a prima del 1950 (Santa Caterina in Brana è stata ultimata nel 1921), spesso hanno celle fatiscenti prive di acqua calda e mancano di spazi ricreativi. Il numero dei suicidi in carcere è elevatissimo: dall’inizio del 2024 sono già 44, di cui 4 solo nell’ultimo fine settimana. 4 suicidi anche tra il personale penitenziario, fortemente sottodimensionato. Sono 22 le bambine e i bambini che vivono in carcere con le loro madri: una situazione inconciliabile con la crescita.
Nella nostra Pistoia i detenuti sono 65 quando la capienza regolamentare dovrebbe essere di 53 individui, e il personale penitenziario è sotto organico del 20%.
 
In un contesto così degradante, ha un ruolo cruciale la figura del Garante dei diritti delle persone private della libertà personale. “Il carcere dovrebbe avere una funzione riabilitativa e rieducativa, non punitiva – sottolinea Cotti – Ho interpellato la vicesindaca Celesti proprio per avere conto di ciò che è stato fatto dal Garante nel corso di quest’anno, dato che le relazioni tardano ad arrivare: ha avuto la possibilità di avere un ufficio e del personale addetto? È stata individuata una figura di riferimento? Quali sono le convenzioni con l’amministrazione riguardo alle borse lavoro, necessarie a concretizzare il percorso di riabilitazione dei detenuti?”.
 
“La presenza del Garante – prosegue la consigliera Cotti – era un aspetto che avevo portato all’attenzione del sindaco e della giunta già nel 2019, in seguito a una vista al carcere durante le festività natalizie. È nato in quell’occasione l’interesse verso questa figura, vagante dal marzo 2015: si tratta di una questione di dignità e di diritti umani oltre che di umanità”.