Comunicato stampa PD Pistoia e Giovani Democratici Pistoia
Il Partito Democratico di Pistoia sta dalla parte delle associazioni che hanno avuto la forza e la determinazione di portare il Toscana Pride Party nella nostra città. Un evento che parla di libertà, diritti e partecipazione, e che si terrà nonostante l’Amministrazione Comunale.
Il patrocinio concesso a ridosso dell’iniziativa, privo di qualsiasi sostegno economico o logistico, non è un segnale di apertura, ma un tentativo tardivo di mettersi a posto la coscienza. Le prime richieste ufficiali risalgono ad aprile, ma l’Amministrazione ha preferito rimandare, promettere, evitare di esporsi. Una risposta formale è arrivata solo quando il silenzio è diventato politicamente insostenibile, grazie all’uscita pubblica a mezzo stampa delle associazioni. Troppo tardi. E troppo comoda.
Dietro al gesto simbolico si nasconde una verità semplice: il massimo che il sindaco Tomasi ha potuto permettersi è stato un patrocinio vuoto e tardivo, per non compromettere la sua maggioranza, che in buona parte non avrebbe concesso nemmeno quello. È stato fatto il minimo indispensabile, all’ultimo minuto, non per convinzione ma per calcolo, lasciando sole le associazioni.
E nel frattempo, è arrivato anche il conto: 12.700 euro per il suolo pubblico, una cifra che avrebbe potuto far saltare tutto.
Tante altre iniziative, anche con biglietto e uso esclusivo di spazi pubblici, hanno ricevuto in passato sostegni economici e logistici da parte del Comune. Per il Pride, invece, si è scelta un’altra strada: ignorare la natura no-profit dell’evento, il suo significato politico, il suo impatto positivo sulla città.
Pistoia è oggi guidata da chi guarda al passato con nostalgia, anziché costruire un futuro basato su diversità, diritti e inclusione. Un futuro che parla soprattutto alle nuove generazioni, e che proprio per questo non può lasciarci indifferenti.
Il Pride non è una festa qualsiasi: è una rivendicazione civile e politica. È la voce di chi per anni è stato zittito, cancellato, emarginato. Non può essere trattato come un evento privato qualsiasi. Un’amministrazione che si definisce “pluralista” ma resta immobile di fronte a tutto questo, di fatto contribuisce ad ostacolarlo. E scaricare tutto su regolamenti e uffici non è accettabile: la responsabilità è politica, e qualcuno se la deve assumere.
In un tempo in cui le libertà e i diritti civili sono messi in discussione in molte parti del mondo, non servono silenzi né operazioni da vetrina. Servono coraggio e scelte nette.
E l’Amministrazione Comunale ha scelto: ambiguità, disimpegno e distanza.
Noi no.
Noi, al Pride, ci saremo. Con chi organizza, con chi lotta, con chi ogni giorno tiene viva l’idea di una città giusta, davvero plurale, aperta.
Perché i diritti non si fanno pagare a colpi di migliaia di euro.