La Conferenza delle Donne Democratiche di Pistoia ha scelto di aderire all’appello lanciato con #UltimogiornodiGaza.
Il 9 maggio, Giornata dell’Europa in cui si celebra la sua unione, non possiamo ignorare che sia anche l’ultimo giorno di Gaza, almeno per chi ha deciso di non vedere. Il tempo si esaurisce, ma la nostra responsabilità no. Gaza è parte della storia del Mediterraneo, del nostro mondo, e oggi chi tace è complice di un genocidio che si consuma sotto i nostri occhi.
Noi, come Conferenza delle Donne Democratiche di Pistoia, scegliamo di parlare, di denunciare, di prendere posizione. Rompiamo il silenzio. Ci uniamo a chi ha deciso di non voltare lo sguardo altrove. Gaza non è un luogo remoto: Gaza è una ferita che riguarda tutte e tutti. Le donne palestinesi, le madri, le bambine, sono tra le prime a soffrire. E un femminismo che non può nominare Gaza non è femminismo: è censura, è abbandono.
La nostra lotta per la giustizia e i diritti delle donne è universale. Non celebriamo solo primati, non solo traguardi politici o economici: vogliamo parlare delle donne che lottano per la sopravvivenza, delle madri che strappano pezzi dei loro vestiti per creare assorbenti, delle bambine che crescono sotto assedio senza sogni, senza futuro. Il nostro impegno femminista deve includere la loro voce, la loro resistenza, la loro lotta per la vita.
Denunciamo le complicità dei governi e il sostegno a politiche di guerra che calpestano il diritto internazionale e i principi di giustizia. L’Europa, nata per garantire la pace dopo conflitti devastanti, non può tradire sé stessa permettendo che si consumi un massacro con il suo tacito consenso.
Invitiamo tutte e tutti a partecipare all’iniziativa, a usare la rete come strumento di denuncia, a rendere visibile Gaza attraverso parole, immagini, testimonianze. A farlo nelle piazze, nei luoghi di lavoro, ovunque sia possibile. Perché senza Gaza, muore una parte di noi. Perché senza giustizia, il mondo diventa insostenibile per tutte e tutti.
Il 9 maggio sarà solo l’inizio: continueremo a parlare, a denunciare, a costruire una resistenza solidale. Perché la giustizia, la pace, i diritti umani non sono negoziabili.