Il Pd farà la sua parte.

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Bersani incontra i vertici Fiom, Fim, Uilm e ribadisce: “Qualunque risultato verrà dal referendum dei lavoratori della Fiat dovrà essere rispettato. Se io fossi stato ministro avrei chiamato Marchionne e gli avrei chiesto di chiarire tutte le implicazioni del Piano industriale”. Dal Pd punti di convergenza con il sindacato

Il Pd non si esprime sul referendum che si terrà a Mirafiori e il segretario Pierluigi Bersani ha ribadito al segretario della Fiom, Maurizio Landini, in un incontro al partito con i vertici di Fiom, Fim e Uilm che il risultato andrà riconosciuto, qualunque esso sarà.

Per oltre un’ora il confronto tra i democratici e le tute blu rivela una sintonia di fondo in particolare sul tema della rappresentanza sindacale e sulla politica industriale.

“Se io fossi stato ministro – ha detto Bersani secondo quanto riferiscono i partecipanti all’incontro – avrei chiamato Marchionne e gli avrei chiesto di chiarire tutte le implicazioni del Piano industriale della Fiat”.

Secondo il leader Pd, infatti, gli investimenti da parte del Lingotto vanno verificati e su questo aspetto devono impegnarsi, da una parte il governo e anche Confindustria. Nei confronti della associazione guidata da Marcegaglia, Bersani ha espresso più di una preoccupazione e ai vertici della Fiom ha rivelato i timori che il caso Fiat produca un effetto valanga sul sistema della rappresentanza datoriale.

“Nei panni della Marcegaglia, non mi sentirei tranquillo…”, ha dichiarato Bersani riferendosi alla possibilità che altre aziende adottino il “metodo Marchionne”.
In ogni caso, il leader democratico ha confermato la piena disponibilità del partito a sostenere una azione politica per recuperare condizioni democratiche nella rappresentanza dei lavoratori, come confermato in serata da un comunicato del segretario. Si tratta di una sollecitazione che Bersani rivolge in primo luogo alle parti sociali ma indipendentemente da questo, assicura, “il Pd farà la sua parte”.

“Quando si pronunciano i lavoratori – ha dichiarato al termine dell’incontro il responsabile economia del Pd, Stefano Fassina – nonostante ci siano forti condizionamenti, il risultato va riconosciuto”.

Se sul referendum ci sono quindi posizioni diverse tra il Pd e la Fiom, ci sono stati alcuni punti di convergenza emersi nell’incontro tra Bersani e Landini. Innanzitutto “la carenza di regole sulla democrazia nei luoghi di lavoro. Occorre – ha aggiunto Fassina- intervenire sulla rappresentanza. Questa è una priorità per le parti sociali ma anche per la politica che non può stare a guardare”.

Infine, “l’altro punto su cui si è verificata una convergenza sulla Fiom è che c’è una inaccettabile assenza da parte del governo. In nessuna parte del mondo – ha proseguito Fassina – processi di ristrutturazione del settore auto, avvengono senza l’apporto del governo sulle politiche industriali. Da noi si sta invece verificando una completa assenza del governo e questo si scarica sulle spalle dei lavoratori”.

Il segretario della Fiom Landini ha ricordato che “noi siamo venuti ad esporre le nostre ragioni ed è comune la preoccupazione per la Fiat e per le libertà sindacali. Noi abbiamo informato direttamente Bersani sulle ragioni per cui non abbiamo firmato l’accordo e perché consideriamo illegittimo il referendum”.